Intervista a Umberto Corsucci
di Rosa Manauzzi
Nasce a Sassocorvaro (PS) nel 1951. Diplomatosi presso l’Istituto d’Arte di Pesaro (Sezione Ceramica), frequenta l’Accademia di Belle Arti prima a Roma, poi a Milano dove consegue il Diploma in Scultura. Vive e lavora in Montefiore Conca (RN), piccolo centro storico posto sulla collina della riviera romagnola, dove ha il suo atelier di scultura munito di fonderia artistica. Dal 1999 con il gruppo ‘Montemaggiore Arte’ ha l’obiettivo di realizzare un Museo di sculture all’Aperto denominato “M.I.S.A.M.” posto sulla collina del Monte Maggiore.
Il percorso d’arte di un’artista non sempre passa attraverso scuole ed accademie. Nel tuo caso c’è invece questo corso rigoroso di studi e hai potuto avvalerti di due grandi Accademie d’Arte, di Roma e Milano. Quali sono stati i Maestri o i punti di riferimento più importanti che hanno segnato il tuo percorso artistico?
All’Accademia Mastroianni e Cavaliere come base.
Se volessi spiegare in breve quali sono i tuoi strumenti di lavoro indispensabili e i materiali di cui hai bisogno per creare arte, quali citeresti in ordine di priorità?
Tutti i materiali sono indispensabili per me, i materiali diventano importanti quando io come artista voglio realizzare un’opera in quel materiale. Non ho preferenze sui materiali.
Umberto Corsucci nel suo studio
L’ispirazione artistica può nascere in qualsiasi luogo, ma la creazione dell’opera ha bisogno di uno spazio privilegiato e tecnicamente adeguato. Il tuo atelier è dotato anche di una fonderia; questo fa pensare che ami essere indipendente nelle varie fasi della lavorazione, dal principio alla fine. È così?
Certo quando uno deve realizzare un’opera non deve perdere tanto tempo per trovare chi ti presta le sue tecnologie in giro per l’Italia e laboratori diversi.
Dal 1999 porti avanti un progetto ambizioso e in grado di trasformare completamente un territorio, se assecondato magari dalle amministrazioni, anche portando turismo artistico, oltre che abbellire notevolmente dal punto di vista estetico paesaggistico. Con il gruppo “Montemaggiore Arte” vuoi realizzare un Museo di sculture all’aperto. Com’è nato questo progetto e a che punto è?
Il progetto è nato come esigenza di decentramento culturale nell’entroterra appunto per portare turismo nei paesi che hanno una loro storia e, se non aiutati, verrebbe dimenticata.
Il museo ospita dodici grandi opere monumentali realizzate in diversi materiali e sono in officina altre quattro.
Tra gli obiettivi del Museo c’è lo svolgimento di corsi di ceramica, legno, marmo, terracotta e corsi di fusione artistica del bronzo. A chi sono destinati i corsi e qual è l’aspetto più difficile da trasmettere agli allievi?
I corsi sono destinati a tutti gli interessati a livello internazionale. L’arte ha un linguaggio universale e neppure la lingua è un ostacolo.
Monumento Sposa del Marinaio, Rimini
I tuoi monumenti sono diventati donazioni importanti, per ricordare eventi o persone impegnate per il bene della collettività. Penso alla statua della Virgo Fidelis donata all’arma dei Carabinieri di Rimini in occasione del 201° anniversario della fondazione dell’Arma. Inoltre alcune tue opere sono state donate ed esposte a New York e Monaco di Baviera. Cosa significa per te creare e donare un’opera monumentale? Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con questo lascito artistico ben visibile?
I miei monumenti non sono solo donazioni ma anche concorsi vinti come quello all’Arma dei Carabinieri a Campo Lomaso o al lavoro a Rubano. Il messaggio è spesso trascendentale e vuole coinvolgere il pubblico attraverso una profonda meditazione del nostro essere.
Nel 2014 la tua opera “Music AL Metamorfosis” (fusione in alluminio anticorodal) è stata una delle tredici opere selezionate per il Premio COMEL e quindi è stata esposta presso la galleria d’arte contemporanea Spazio COMEL di Latina in occasione della mostra, collegata al Premio, “Mutazioni in alluminio”. Un bel traguardo, considerando che alla competizione partecipano molti artisti dell’Unione Europea. Il critico d’arte Giorgio Agnisola ha scritto della tua opera: “Nella scultura di Umberto Corsucci, vicina alla produzione del design, è possibile ammirare tanto l’eleganza dello stile quanto la bellezza del metallo. Quest’ultimo conferisce all’oggetto una singolare e morbida lucentezza. La forma, sobria e leggera, in un sottile gioco allusivo che lega uomo e natura, ricorda per un verso un aratro, per l’altro una sedia, una sdraio, uno scivolo.”
Cosa ti ha spinto a confrontarti con l’alluminio e in qualche modo questo Premio ha influenzato la tua produzione artistica?
L’alluminio è uno tra i materiali che preferisco ed è molto presente nella lavorazione delle mie opere. La partecipazione al Premio mi ha certamente dato maggior carica per realizzare in alluminio che fino a ieri pensavo essere di serie B.
Il bosco dei violini
Hai esposto sia in Italia sia all’estero. Come cambia la scelta di un’opera rispetto ad un’altra in base al luogo dove andrai ad esporre? E, premesso che ogni mostra ha sicuramente valore dal punto di vista professionale, c’è un’esposizione in particolare che ritieni significativa per l’impronta lasciata nella tua carriera?
Certamente che le opere esposte in paesi diversi spesso cambiano anche di significato in base alla cultura di quel paese ma poi alla fine del discorso tutto rientra in un unico punto di vista per la elevazione spirituale che l’opera emana.
Ho esposto in diverse parti sia in Italia che all’estero, pertanto ogni mostra ha un significato notevole per la mia carriera certamente in Italia non posso dimenticare l’esposizione al Palazzo dei Diamanti di Ferrara organizzata dal maestro Farina.
La grande scultura non si può non notare, è un richiamo immediato verso lo spettatore. Dichiara subito un messaggio artistico, produce un’eco maggiore, quasi costringe ad osservarla. In questo senso, da parte di chi la crea c’è una anche una grande responsabilità. Il messaggio non può sfuggire, è lì che reclama di essere colto e soprattutto richiede anche un equilibrio, un senso armonico, con il territorio che la ospita. La scultura “Monumento alla sposa del marinaio”, al porto di Rimini (molo est) è per esempio una grande dichiarazione poetica. Perché hai scelto questa forma d’arte “prorompente”?
Questa scultura vuole essere un omaggio non solo alla sposa del marinaio ma anche all’arte italiana. Ho voluto realizzare quest’opera includendo in essa correnti, periodi e stili della nostra cultura dal rinascimentale al futurismo e alla metafisica.