VINCITORE DEL PREMIO COMEL 2023

Intervista a Hubert Bujak

di Dafne Crocella

Nato nel 1980, frequenta la Facoltà di Pittura e Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Wroctaw. Partecipa a diverse mostre personali e a diverse decine di mostre collettive in Polonia e all’estero. Nel suo lavoro utilizza forme semplici, simboli, archetipi, trovando per essi nuovi contesti. Fondamentale nel suo lavoro è la scoperta delle potenzialità espressive dei materiali utilizzati e l’esplorazione delle fonti della creatività artistica nel suo strato primario ed emotivo. Ciò è legato a un’idea dell’arte come una delle attività spirituali umane più primordiali. Vive e lavora a Wroclaw.

Hai vinto la X edizione del Premio Comel Arte Contemporanea con l’opera In The Flow, un’edizione intitolata all’esperienza. Esperienza con l’alluminio, esperienza come artista, esperienza come essere umano nella vita. Nel tuo lavoro emerge una sorta di narrazione diaristica che mette in relazione l’esperienza personale con quella dell’artista, della sua ricerca concettuale così come tecnica. Ritieni che il concetto di esperienza possa essere una chiave di lettura del tuo lavoro? In che modo l’esperienza tecnica, quella concettuale e quella personale confluiscono nel tuo lavoro? Ci sono aspetti che prevalgono su altri?

L’opera “In the flow” è strettamente legata alla mia esperienza e al modo in cui percepisco la realtà. Il tentativo di raccogliere immagini ricordate e impressioni visive in questo lavoro è legato al desiderio di vedere e comprendere meglio la realtà e ciò che accade intorno a me. La mente è un apparato selettivo e con l’aiuto delle immagini ricordate interpretiamo la nostra situazione nel mondo, il nostro stato psicologico. Le immagini che ricordiamo ci forniscono indizi sulle nostre azioni, sui nostri problemi e ci ricordano cose importanti che dobbiamo affrontare. Tradurre queste esperienze in lavoro artistico ha avuto per me un effetto liberatorio, tutta l’attività creativa coinvolta in questo lavoro aveva le caratteristiche di un’autoterapia.

Nel presentare il tuo lavoro racconti di come questo sia nato in seguito a un viaggio in cui osservavi le targhe delle macchine con la suggestione che ti stessero inviando messaggi. L’opera In The Flow è infatti un insieme di targhe. Quanto la dimensione del viaggio, a livello simbolico, è stimolo al tuo lavoro? E quanto l’idea del ‘messaggio nascosto’ rientra nel tuo linguaggio compositivo anche in relazione al rapporto che stabilisci con chi osserva il tuo lavoro?

Il lavoro è stato creato sotto l’influenza di un impulso apparso in un momento in cui stavo cercando di affrontare molti problemi della vita. Il viaggio è uno stato di sospensione nel tempo e nello spazio che permette di vedere molte cose da una nuova prospettiva, è una situazione in cui c’è un flusso più libero di pensieri e idee. Sentivo una forte esigenza di esternare tutte le esperienze e le immagini raccolte in questo modo. L’idea di utilizzare la targa come base per i rilievi è apparsa all’improvviso, sotto forma di una scoperta improvvisa. Pensavo anche che altre persone potessero percepire la realtà in modo simile, e con questo lavoro volevo creare una sorta di intesa con gli altri, dimostrando che tutti abbiamo problemi simili e che l’arte può aiutarci ad affrontarli.

Organic life

L’opera si intitola In The Flow, nel flusso, perché? C’è anche un tuo dipinto che porta questo titolo. Che idea hai del “fluire”? E che rapporto c’è tra l’opera in alluminio e il dipinto? Sono nate nello stesso periodo?

Il titolo: “In the Flow” si riferisce al modo specifico in cui è stata realizzata quest’opera, sia il dipinto con lo stesso titolo che la serie di rilievi in ​​alluminio sono stati realizzati in modo simile, ho realizzato anche una scultura in ghisa con lo stesso titolo. Sebbene le opere siano state realizzate in tempi diversi, ciò che le accomuna è un processo creativo basato su un flusso di coscienza, qualcosa che in letteratura si riferiva a un processo creativo basato su un’azione pienamente intuitiva, senza riflessione preliminare e premeditazione, qualcosa che assomiglia alla libertà creativa che osserviamo, ad esempio, nei bambini o nelle persone che usano la libera espressione artistica come forma di terapia.

Da un punto di vista tecnico l’opera è un insieme di fusioni realizzate in alluminio. Ci racconti qualcosa sulla tecnica che hai utilizzato? Fondi tu i metalli? Utilizzi altri metalli oltre l’alluminio? E che particolarità hai riscontrato nell’utilizzo di questo materiale?

La scelta della tecnica in questo caso è stata per me molto ovvia. Ho utilizzato il metodo tradizionale della fusione in sabbia, che mi ha permesso di lavorare direttamente nella sabbia di formatura. Utilizzando strumenti semplici, ho impresso dei disegni in rilievo, che dopo aver versato il metallo fuso sono diventati convessi. L’alluminio fonde ad una temperatura relativamente bassa di circa 800 C, il che mi ha permesso di accelerare l’intero processo di asciugatura degli stampi di fusione e di creare un gran numero di rilievi in ​​breve tempo. L’alluminio è anche uno dei miei materiali preferiti per la sua leggerezza fisica e metafisica. La comparsa relativamente tardiva di questo metallo nella tecnologia e nell’arte fa sì che non sia gravato dalla tradizione storica e artistica, come nel caso, ad esempio, del bronzo. Questa caratteristica dà sicuramente all’artista più libertà e facilità durante la creazione.

Rainmaker

Il mondo della pop art sembra influenzare particolarmente il tuo lavoro. Hai qualche artista in particolare a cui ti ispiri? Per quanto riguarda i lavori pittorici ritornano spesso tratti espressionisti, soprattutto nei lavori figurativi. Che rapporto hanno nella tua ricerca artistica il mondo della pop art e quello dell’espressionismo? E che relazione stabiliscono tra loro i tuoi lavori legati al figurativo con quelli legati invece a campionari di segni quali In The Flow o Simple Drawings?

Innanzitutto sono un espressionista, alcuni tratti dell’estetica della pop art presenti nell’opera “In the Flow” sono legati alla necessità di un forte uso del colore, di contrasti cromatici forti e decisi, mentre i disegni stessi e, soprattutto, il modo in cui sono stati creati è più vicino all’espressionismo, il che non significa che la pop art non mi abbia mai ispirato: tra i creatori di pop art, sono probabilmente vicino a James Rosenquist, che utilizzava immagini ed estetiche derivate dalla musica popolare, dalla pubblicità, dai giornali, dalla televisione per costruire immagini dal carattere profondo, metafisico, talvolta profetico.

Simple Drawnings

L’opera In The Flow è creata da 41 targhe in alluminio. Ne hai anche altre. Quante sono in tutto? Dove sono state esposte? Hai intenzione di crearne ancora?

L’intera serie è composta da circa 200 fusioni in alluminio, il che significa che accanto all’opera “In the flow” ho altre 4 composizioni, ciascuna composta da circa 40 tavole in alluminio. Alcune parti di quest’opera sono già state da me presentate in diverse altre occasioni, ma l’idea di un dipinto di 150×150 cm composto da fusioni di alluminio disposte e accostate è nata in relazione alla X edizione del Premio COMEL e al tema del concorso “The Aluminium Experience“. In questo caso anche la realizzazione della composizione stessa è stata un’attività creativa, il cui effetto è stato apprezzato dalla Giuria del concorso Premio COMEL.

In the flow 2

Hai vinto un premio in Italia, terra in cui hai viaggiato più volte. Che rapporto hai con la cultura italiana? Ci sono dei lavori italiani, sia artistici che letterari o musicali, o degli autori che senti abbiano ispirato il tuo lavoro come artista?

È vero, la cultura italiana per me ha un significato speciale. L’arte proveniente dall’Italia è un’ispirazione così evidente che è difficile parlarne, in poche parole. Vorrei solo citare opere che per me sono da sole definizioni di concetti. Il Giudizio Universale dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina è per me un’opera eternamente contemporanea, guardandola non sento la distanza che separa i tempi: avrebbe potuto benissimo essere stata dipinta ieri, commissionata da qualche significativa istituzione culturale. Un altro aspetto per me molto importante che mi aiuta a comprendere l’arte e la creatività è il filo di mistero contenuto nelle opere di Leonardo Da Vinci. E più vicino ai giorni nostri, una delle ispirazioni più importanti per me è il lavoro di registi italiani come Federico Fellini o Michelangelo Antonioni, le cui opere mi sono servite e servono ancora come espressione artistica dell’indeterminatezza della bellezza che collego alle emozioni che queste immagini contengono e che sono per me, come espressionista, il mezzo fondamentale della comunicazione visiva. Un certo tipo di completezza e coerenza di idee espresse attraverso la complessità è per me la definizione di arte di prim’ordine.

 

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