Intervista a Beatriz Zerolo Duran
di Dafne Crocella
Pittrice e grafica che vive e lavora a Madrid. Laureata in Giurisprudenza, si è formata nell’Academia Artium Peña, con il sostegno di artisti come Jose Luis Rodriguez Posadas, Luis Ruiz del Arbol, Carmen Palomo. Nel suo percorso artistico, è passata attraverso la figurazione classica, l’impressionismo, l’espressionismo, la pittura fusa e gli smalti fino alla pittura materica. Nelle sue tele geometria e colore, forma e materia, non sono solo mezzi di espressione artistica, ma fanno parte della stessa opera. Ha partecipato a mostre personali e collettive in Spagna, è stata selezionata per la Biennale di Firenze quest’anno.
La tua opera Ballerina V è stata selezionata per essere esposta in Italia con i 13 lavori finalisti della X edizione del Premio COMEL ed è stata particolarmente apprezzata dal pubblico soprattutto per la tecnica innovativa. Puoi descriverci le fasi di lavorazione?
I ballerini (Bailarina V) sono dipinti in due momenti e con due tecniche differenti, come tutto il resto della serie. Per prima cosa dipingo i ballerini con colori ad olio, in diversi strati. Li dipingo come se questa fosse l’opera finale. Una volta asciutto, martello i chiodi sui lati ad una distanza di 0,5 cm tra loro. I chiodi devono essere dritti e ben piantati per resistere alla tensione del filo.
Una volta fissati i chiodi, passo il filo cercando di renderlo il più teso possibile. Quindi ridipingo i ballerini esattamente uguali ma sul filo, in questo caso usando i colori acrilici. Per dipingere sul filo ho bisogno di una luce speciale per evitare riflessi e devo stare molto attenta a non sbagliare perché non è possibile cancellare.
Da cosa è nata l’idea dell’utilizzo dell’alluminio in questa forma? Da quanto tempo utilizzi questa tecnica?
L’idea di utilizzare il filo d’alluminio è venuta perché avevo un’azienda di alluminio che lavorava sul tetto di casa mia. Ero interessata al materiale che usavano e a come lo lavoravano. Ho iniziato acquistando diversi tipi di alluminio, in lastre, in griglia… fino ad arrivare al filo.
Utilizzo questo materiale da due anni, generalmente per realizzare ritratti. Gioco con le ombre in modo che possano finire da sole di disegnare i visi.
Beatriz Zerolo Duran nel suo studio
Nei tuoi lavori torna l’immagine delle ballerine. Da cosa nasce questa ispirazione? Cosa vuoi comunicare attraverso l’immagine di un corpo che danza?
Fin da quando ero bambina mi ha affascinato il ballo. Tanto che desideravo diventare ballerina. L’anno scorso finalmente ho trovato il tempo per tornare a ballare e ho sentito la necessità di iniziare a dipingere ballerine. Per me la ballerina rappresenta prima di tutto libertà.
La danza è un’arte in movimento. Tu scegli di rappresentarla pittoricamente, quindi staticamente. Eppure nei tuoi lavori, grazie alla tecnica dei fili metallici, resta la sensazione di percepire una sorta di movimento. Come ti poni rispetto al rapporto tra stai e movimento nelle tue opere?
La sensazione di movimento creata dal filo è stata una sorpresa. Utilizzando il filo come un doppio strato, ho cercato una doppia lettura dell’opera, in modo che l’espressione della ballerina non fosse così evidente, lasciando spazio all’interpretazione dello spettatore.
Ballerina II – Olio su tavola, secondo strato di filo metallico.
I tuoi lavori si muovono spesso su pochi colori: spesso solo il bianco e nero, a cui in alcuni casi si aggiunge un leggero incarnato o una tonalità dei blu. A cosa è legata questa scelta?
Il nero è un colore che utilizzo sempre nei miei lavori, un nero ben fatto dice tutto. Io lo utilizzo in contrasto con gli altri colori e in questa serie di Ballerine ho deciso di utilizzare solo il bianco per dare irisalto al disegno e fornire semplicità.
I fili metallici e il cromatismo essenziale portano a suggestioni legate alle prime televisioni dove le immagini in bianco e nero si inframmezzavano a linee verticali. Questa suggestione legata alle prime fruizioni del mondo dello spettacolo è voluta? Senti che i tuoi lavori hanno un legame con l’immaginario degli Anni ’50 –’60?
Bella domanda! Non ci avevo pensato. Però può darsi che abbia risentito dell’influenza dei film in bianco e nero che vedevo con i miei figli nel periodo in cui ho iniziato a lavorare con questa tecnica (sopratutto Charlie Chaplin). Anche Andréj Tarkovskij mi ha lasciato il segno, sia con i suoi film che con il suo libro “Scolpire il tempo”. Adoro quell’atmosfera di mistero che crea nel bianco e nero.
Ballerina VII – Olio su tavola, secondo strato di filo metallico.
Nei tuoi lavori precedenti alle ballerine ritorna l’elemento del filo utilizzato all’interno dell’opera. È una sorta di legame tra le tue fasi precedenti e l’ultima. Cosa simboleggia per te quest’elemento che ritorna nel tuo lavoro?
L’uso del filo metallico è stato un’evoluzione dell’uso del filo, sì. Nelle serie precedenti utilizzavo la corda come filo e una volta tesa con i chiodi la dipingevo. L’uso del filo ha un significato religioso. C’è qualcosa di esterno a noi che intreccia le nostre vite, quel filo sottile di cui parla il cantante e poeta Rafael Berrio: “El mundo pende de un hilo,…de un hilo fino, de un hilo sutil ”. (Il mondo è appeso a un filo… un filo fine, un filo sottile)
Il modo in cui utilizzo il filo, sia la corda che filo metallico, dandogli tensione è espressione della tensione stessa della vita che ci porta a cercare e a voler comprendere.
Riguardo questa tecnica, così come riguardo i tuoi soggetti, ci sono artisti del passato che sono guida e ispirazione per te?
Le mie guide e maestri ai quali vorrei assomigliare sono innanzitutto Velázquez, non solo per la tecnica ma soprattutto per come imposta i lavori. Tra i più moderni ho come esempio Tápies, con il suo uso della materia, materia “viva”, e Congdom, di cui ammiro la libertà di espressione.
Lo Evidente – Olio, pigmento e corda
Come sta proseguendo il tuo lavoro dopo il Premio COMEL? Hai nuovi progetti su cui stai lavorando?
Sto lavorando a due progetti in questo momento in cui sto ancora utilizzando il filo. Un dipinto di ballerini, questa volta a colori e di grande formato. Una sfida per vedere come funziona la tensione del filo in un quadro grande. L’altro è un dipinto tributo alle vittime della guerra ucraina. Un argomento che non posso lasciare da parte e che ho bisogno di ritrovare nella pittura.
A un certo punto mi piacerebbe lavorare con il filo nella scultura… arriverà.