PREMIO COMEL 2024

Intervista a Robert Hromec

di Ilaria Ferri

Nato nel 1970, si diploma in Pittura all’Hunter College di New York (1998) e in Incisione al City College di New York (1995). Ha studiato Belle Arti presso l’Istituto Pratt (1990-1991). Si è aggiudicato una borsa di studio alla Slade School of Fine Art di Londra, e nel 2002 e ha conseguito una laurea in Arte al Politecnico slovacco di Bratislava. A New York, sperimenta varie tecniche fino a raggiungere un suo linguaggio che chiama “printpainting”. Il suo lavoro pluripremiato è stato esposto in oltre settanta mostre negli Stati Uniti, Canada ed Europa. Nell’estate del 1997, uno dei suoi dipinti è stato incluso in una mostra collettiva presso il Metropolitan Museum of Art di New York. Vive e lavora a Bratislava.

In Rebirth IV, opera vincitrice dell’edizione “Alluminio, sotto la superficie” del Premio COMEL, hai inciso, graffiato, dipinto l’alluminio. Come è stato lavorare questo materiale? Lo avevi già sperimentato prima? Quando hai pensato che potesse essere un ottimo sostituto delle tele e della carta?

Il mio primo incontro con le lastre di alluminio risale intorno al 1990, durante le lezioni di incisione presso il Pratt Institute e il City College di New York. Lì realizzai numerose litografie utilizzando lastre di alluminio al posto della tradizionale pietra calcarea. Una volta stampate, le lastre di alluminio venivano lavate e conservate nel mio studio.
Le lastre usate avevano uno sfondo grigio con immagini nere. Le qualità sottili di queste immagini riconoscibili mi affascinavano, così iniziai a usarle come base per il mio lavoro di pittura su stampa. Intorno al 2000, realizzai le mie prime pitture su stampa utilizzando queste lastre litografiche di alluminio usate al posto della tela.

Nelle prime pitture su lastra di alluminio, l’immagine veniva incisa nella lastra attraverso processi litografici, creando un’immagine fantasma che decisi di incorporare nella nuova pittura su alluminio.
Più recentemente, tuttavia, ho scelto di lavorare con lastre di alluminio fresche, pulite, non utilizzate e lucidate industrialmente. Questa volta, creo effetti ancora più drammatici utilizzando diverse tecniche legate all’incisione: carteggio le lastre, le graffio, le perforo, le lucido, le scavo e le stampo con vari strumenti, facendo tutto ciò mentre costruisco strati di acrilico e vernice a base di gommalacca sulle superfici di alluminio.

Falling Comet IV, 2019

La giuria del Premio COMEL decretandoti vincitore della XI edizione, ha sottolineato nel verbale “Se il generale quadro espressivo rimanda a registri consolidati dell’arte soprattutto informale del dopoguerra, il molteplice e avveduto intervento sull’alluminio ne costituisce una assoluta, ispirata novità”. Quali sono i modelli artistici e i maestri che più ti hanno insegnato e dato ispirazione?

Nel mio lavoro, esploro un’ampia e profonda gamma di possibilità di lavorazione del materiale, riflettendo in modo esteso sul trascorrere del tempo, cercando l’armonia interiore e l’inquietudine, mescolando presente e passato. Sono visibili (e per lo più deliberate) riferimenti alla pittura rinascimentale, alla pomposità barocca o alla pittura americana degli anni ‘50, oltre all’ispirazione dalle opere di Frank Stella. Tuttavia, il risultato è un lavoro chiaramente distinguibile, stranamente inquietante, che cerca il proprio posto nel mondo di oggi, pieno di contraddizioni.

Utilizzare una lastra di alluminio come base con il suo trattamento superficiale, aggiunge profondità alla pittura, porta luce all’interno, crea illusione ottica, riflessione, assomigliando a un’altra dimensione e luminosità. La lastra di alluminio viene levigata, graffiata, forata, lucidata e timbrata con vari strumenti. Pennellate ruvide e gestuali raffigurano il mondo caotico di oggi, mettendolo in contrasto con le immagini contornate delle mani che rappresentano armonia e pace, riferendosi alla ricerca dell’unità tra corpo e anima tipica dell’arte dell’Antichità e del Rinascimento.

Il ciclo Rebirth celebra la rinascita. L’esplosione di colori, che comunque ti ha sempre contraddistinto, è ancora più accentuata, come se da un magma primordiale dell’arte potesse nascere il tuo nuovo percorso, vuoi parlarcene?

È il mio nuovo vibrante viaggio di colori legato ad una nuova opportunità di conoscere la vita. Questo momento di nuovo inizio è la mia “Rinascità” che si esprime in modo vivace e spesso sorridente. È questo nuovo vibrante viaggio che è il balsamo della vita che sottolinea l’importanza di mantenere uno stato d’animo di felicità per reagire ai momenti brutti e riuscire a superarli.
“Rinascità” si muove fluida tra dentro e fuori e viceversa, aperta e chiusa nello stesso tempo, curiosa e desiderosa di abbracciare la complessità e la varietà del vivere, su tutti i livelli nei quali si dispiega.

Rebirth II, 2023

Rebirth III, 2023

Lungo il tuo percorso artistico, la figura umana è sempre stata importante e presente, mai in maniera naturalistica ma sempre stilizzata. Nell’ultima produzione, il ciclo di Rebirth, in cui sono molto presenti accenni di mani e occhi, sembra essere ancora più frammentata. Che cosa rappresenta per te il corpo umano e soprattutto le parti che raffiguri più spesso?

Mi piace costruire le mie immagini utilizzando una varietà di tecniche mescolate con la stampa. Questo sovrapporsi e stratificare porta molte sorprese. Le figure umane sono il focus del mio lavoro. Le posiziono in interazione tra loro così come all’interno di se stesse e del mondo circostante. Attraverso l’esplorazione della texture e del corpo umano, cerco di rendere visibile un equilibrio dinamico tra il mondano e l’ultraterreno, rappresentato da una continuità che abbraccia l’essere umano, il mondo e lo spirito. Nelle mie opere su lastra di alluminio si possono trovare molti opposti distintivi sia in termini di idee che di mezzi artistici di espressione: il caos ↔ l’armonia, l’inizio ↔ la fine, la pittura astratta ↔ i dettagli realistici delle parti del corpo umano.

I frammenti del corpo umano—volti, mani, occhi e piedi—sono intesi sia come un percorso verso lo spettatore, sia come un accesso all’interno del quadro. Questi frammenti sono anche simboli con una propria specificità calligrafica; conservano il loro mistero, come un desiderio segreto di una figura mitica nascosta. Le immagini stampate di mani che emergono dalla superficie si trovano nelle immediate vicinanze dello spettatore. Sono gli ancoraggi nel caos e nell’instabilità e rappresentano un passaggio all’immagine. Simboleggiano anche la fede nell’uomo e il riflesso del nostro periodo.

Il significato simbolico delle mani rappresenta la forza, il potere e la protezione oltre che il modo di comunicare, la generosità, l’ospitalità e l’aiuto. L’atto di “stringere la mano” simboleggia sia il saluto che l’accordo negli affari. Quando si nasce la propria prima esperienza con la vita è il tocco delle mani e quando si muore l’ultimo addio alla propria vita è anche il tocco delle mani della propria famiglia.

 

Allegria I, 2024

Osservando i cicli pittorici hanno caratterizzato la tua carriera, si nota una ricerca interiore, spirituale, che strizza l’occhio alla filosofia e al mito, una vena affabulatoria ed epica che si accompagna a colori che esplodono. L’arte per te è uno strumento per indagare e conoscere ciò che ti circonda o un modo per raccontare il tuo mondo interiore?

Le mie opere esplorano le dinamiche psicologiche, emotive e fisiche delle persone. In definitiva, il lavoro riguarda la mia interazione con i materiali che utilizzo e la gioia del processo creativo. Le mie fonti di ispirazione sono profonde e variegate. Non sono certo di poter collocare me stesso all’interno di un preciso filone della storia dell’arte—fare riferimento al collage, all’assemblaggio, all’Espressionismo figurativo, o azzardare un parallelo con il tono di Rilke o Kundera potrebbe aiutare a comprendere meglio la mia ricerca. Questo amore per il tangibile è ciò che mi permette di affrontare il mio lavoro con freschezza e onestà, spingendomi sempre oltre. La cura per il processo è evidente nel mio lavoro, che cerca di catturare, esaltare, esprimere e rendere tangibile l’essenza assolutamente intangibile di cosa significa essere umani.
Uno dei miei autori preferiti, Hermann Hesse, nel suo capolavoro Il gioco delle perle di vetro, scrisse:
«…da un certo punto di vista, le persone comuni possono esprimere più facilmente e meno responsabilmente a parole cose che non esistono piuttosto che quelle che esistono, mentre per uno scrittore santo e coscienzioso è completamente il contrario: nulla sfugge all’espressione verbale più di ciò che è necessario, eppure nulla è più necessario che porre davanti agli occhi delle persone cose la cui esistenza non è dimostrabile né probabile, poiché, trattando queste cose come se esistessero, le avvicinano un passo di più all’essere e alla possibilità della loro nascita.»

“L’arte non insegna nulla, tranne il senso della vita.” Henry Miller

La tua formazione e la tua carriera sono cosmopolite, quanto il viaggiare ha influito sul tuo modo di fare arte? Che cosa hai portato con te da ogni Paese che hai visitato e cosa hai riversato nelle tue opere? In particolare, dato che hai esposto spesso qui, qual è il tuo rapporto con l’Italia e la sua cultura?

Ho perfezionato nel tempo il mio linguaggio artistico, influenzato dai paesi visitati. Da studente ho trascorso più di 8 anni frequentando l’università a New York, ho lavorato al Metropolitan Museum of Art, ho trascorso alcuni mesi a Londra. Come artista ho esposto i miei quadri in molti paesi del mondo. Tutto questo ha sicuramente lasciato un segno nella mia arte.
A New York, il mio studio era situato nel cuore della città, con Times Square visibile dalle finestre. Guardando una grande quantità delle mie opere contemporaneamente, trovandomi in mezzo a quelle in fase di realizzazione e osservando gli oggetti che avevo raccolto, si creava una tensione con l’energia completamente diversa della vita appena fuori dal mio studio. Anche se molti dei materiali che utilizzavo nei miei dipinti provenivano da New York, c’era una qualità che portavo nel mio lavoro, attraversando un oceano, qualcosa di antico, legato a una lunga tradizione. Era proprio la qualità del mio mestiere, il tempo coinvolto nel processo, gli strati di pittura e le immagini ripetute nel mio lavoro a farmi pensare ai residui della storia.

Come artista ho sempre avuto una predilezione per l’Italia. Sono venuto in Italia per la prima volta quasi 37 anni fa con i miei genitori in macchina. Avevo sedici anni, andavamo a Firenze, Bologna, Venezia… Abbiamo attraversato mezza Italia. l’aspetto più importante del motivo per cui amo l’Italia è la presenza della storia, dell’arte, la bellezza che ti circonda e l’architettura storica che si trova ovunque in Italia. In questa bellezza la vita scorre in qualche modo lentamente. E questo l’ho sempre trovato meraviglioso. Da quel momento ho visitato molto l’Italia e la stessa sensazione è ancora lì. Questi aspetti ti fanno sentire così bene che torni presto a respirarne profondamente la bellezza. È diventato lo stile della mia vita.

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