Intervista a Maria Elena Bonet
di Dafne Crocella
È un’artista multidisciplinare il cui percorso è caratterizzato dall’esplorazione di temi che riguardano la transizione, la continuità storica e la libertà personale. È nata a Minsk nel 1986, dopo aver studiato design e fotografia alla Belarusian State Art Academy, Maria ha affinato le sue capacità sotto la guida di docenti come Albert Tsehanovich e Andrei Voskresenski.
Dal 2007, si è specializzata in fotografia analogica e tecniche fotografiche alternative, come la gomma bicromata, ferrotipo e cianotipia. Riconosciuta per la sua dedizione e innovazione, Maria ha esposto oltre 10 progetti artistici in tutta Europa. Vive e lavora tra l’Italia e la Polonia.
Con la tua opera XIII Bozzolo hai ricevuto una menzione speciale dalla Giuria del Premio Comel che ti riconosce un sapiente equilibrio tra casualità e progetto. Senti che questa sia una caratteristica del tuo lavoro?
La creatività è un processo che permette di andare oltre qualsiasi costruzione, ma solo se si consente al caso, alla provvidenza, al miracolo insondabile di entrare nell’opera d’arte. Il controllo totale del processo creativo attraverso la razionalità porta a un risultato incompleto. Per questo motivo, sì – la combinazione di un’idea (il contenuto), della forma scelta per esprimerla e della presenza libera di una forza, che si può chiamare spiritualità, intuizione o fonte della creatività – è caratteristica del mio modo di lavorare.
In questo modo si costruisce il percorso dell’artista come una forma di conoscenza: percepire la vita attraverso l’arte. Inoltre, credo che la creatività sia un processo naturale, che definisce l’essere umano come una creatura spirituale. Attraverso l’artista, la creatività si rivela come un’idea di co-creazione con quella forza che si potrebbe chiamare “casualità”, la possibilità di trovare una realtà invisibile al di là dell’immagine visibile. Nel cercare un contatto con il creatore, l’autore stabilisce un legame con il materiale – il proprio strumento artistico – e crea trasformando la propria esperienza e crescita spirituale in un’opera d’arte.
L’opera è una rappresentazione di un bozzolo. Che valore ha per te questa forma?
Questo simbolo si è formato negli ultimi anni della mia vita e attraversa come un filo rosso il mio lavoro creativo – uno stato di transizione, trasformazione e metamorfosi nella ricerca della crescita, della libertà personale, dell’evoluzione spirituale e della comprensione dei misteri del movimento della vita.
I miei progetti precedenti, che riflettono le tappe fondamentali del mio percorso, hanno contribuito alla formazione di questo simbolo: Prima di creare i bozzoli, ho trascorso due anni lavorando al progetto artistico “Fidanzamento con il Mare” sul Mar Baltico, sviluppando l’idea del ciclo nascita – morte – rinascita. E’ un progetto che esprime visivamente questa idea – ottenere la libertà attraverso la creatività, come trasformazione della realtà.
Dopo questi due anni, che potrei definire di metamorfosi con il Mar Baltico, per me e’ stato come uscire fisicamente dal bozzolo, dal guscio della crisalide, concetto quest’ultimo che mi ha guidato verso una nuova immagine, l’immagine del “Giardino” in cui io sono il giardiniere e al contempo il giardino stesso. Dalla mia esperienza ho capito che lo sviluppo attraverso vita – morte – rinascita è infinito, ma che io posso influenzare la mia rappresentazione di me stessa in questo mondo, oltre a essere in grado di partecipare alla co-creazione di un disegno che non è stato fatto da me.
Così è nata l’idea della forma del bozzolo. Durante una residenza a Cracovia, presso la Villa Decius, una meravigliosa Villa rinascimentale immersa in un sontuoso parco, ho scoperto il “Giardino” come concetto di vita. Ho avuto il desiderio di creare un progetto su larga scala che esprimesse la complessità dell’essere umano e la maturazione della personalità su diversi piani percettivi. Quando vivevo ancora a Minsk, le farfalle spesso entravano nel mio appartamento per svernare o morire. Ricordo quanto mi commuoveva questa fiducia accordatami da queste creaturine. E così, nella mia mansarda a Cracovia, una farfalla è volata e si è posata sulla mia mano. Con la sensazione della pelle che si staccava, come quella di un bozzolo, per la prima volta ho iniziato a pensare che dovevo rappresentare tutto ciò.
4° Bozzolo: Memoria (dal progetto “Tu sei il giardino”)
Questo bozzolo, a quanto dice il titolo è il 13esimo di una serie. Stai lavorando a un progetto legato a questa forma di vita in potenza?
Sì, il mio Giardino si sta espandendo in un grande progetto multidisciplinare chiamato “Tu sei il Giardino”, la mia esperienza creativa più interessante, resa possibile solo grazie agli esperimenti e all’esperienza accumulata nei progetti precedenti. In questo progetto c’è il caos come potenziale di nascita, c’è l’acqua pura, la volontà, la memoria… c’è la disperazione, la complessità e la bellezza di essere umano.
Il progetto esplora il tema della trasformazione e dell’autorealizzazione attraverso la metafora del giardino. All’interno del progetto, racconto come posso trasformare la mia esperienza di vita in terreno fertile per la crescita e il miglioramento personale. L’intero progetto assume una forma fisica, incarnando questa crescita interiore attraverso vari media artistici, come scultura, video arte, installazione sonora, fotografia analogica e grafica.
Il motivo visivo centrale è costituito da una serie di sculture che ho creato in Italia e che rappresentano bozzoli di farfalle, simbolo della metamorfosi individuale e del passaggio da uno stato all’altro.
L’opera è composta da una parte in alluminio ed altre in fibre naturali, foglie e radici. Come inserisci concettualmente il metallo tra altri elementi del mondo vegetale e che valore gli dai in questa relazione?
L’alluminio, nella tradizione alchemica, è associato alle trasformazioni e alle metamorfosi, oltre a possedere un’elevata capacità riflettente, che simboleggia la chiarezza e la luce della verità – una metafora perfetta. All’interno della mia scultura si trova un uovo in alluminio, simbolo del potenziale, che questo specifico bozzolo, il “XIII” rappresenta essendo appunto associato al concetto di “Nome”.
L’opera è studiata per essere appesa all’esterno in un progetto di land art. Quanto senti che l’ambiente esterno faccia parte del progetto? E come hai scelto dove collocare la tua installazione?
Ho sempre considerato la natura come un libro di metafore, a cui poter attingere. L’uliveto, con i suoi alberi antichi, intrisi di sete, saggezza, pazienza e una tenace volontà di vivere, è diventato la mia principale galleria per le opere. L’idea di collocare i bozzoli in quel luogo mi è sembrata naturale fin dal primo istante in cui vi sono giunta, così come tutto il mio lavoro artistico in Italia.
5° Bozzolo: Intuizione (dal progetto “Tu sei il giardino”)
Nel tuo lavoro concorrono più espressioni artistiche: video art, musica, installazioni… quale è la tua formazione? Da che studi vieni?
Ho terminato l’Accademia di Belle Arti, dove ho studiato principalmente design e fotografia, conseguendo il diploma in graphic design. I miei anni in accademia comprendevano anche una formazione interdisciplinare: grafica, pittura, disegno, filosofia, ecc. In generale, la mia formazione è stata come una mappa-navigatore, dotandomi di conoscenze pratiche e teoriche per capire quale disciplina desideravo sviluppare di più.
Dal 2010 mi occupo professionalmente di fotografia analogica e design e ho iniziato a lavorare con la video-arte. Lavorando per un periodo come burattinaia, ho iniziato a integrare l’idea della performance nei miei progetti. Così ho cominciato a includere i miei testi poetici nelle opere e a collaborare con musicisti. Il cross-art rappresenta per me il percorso ideale per un’espressione artistica completa. Anche nel progetto Tu sei il Giardino concorrono diverse espressioni artistiche con la partecipazione di professionisti provenienti da tutta Europa.
Sei nata in Bielorussia e stai portando avanti un progetto in Italia, che relazione artistica senti che ci sia tra queste due terre?
Unisco lo spirito sia del Nord che del Sud, equilibrando le opposizioni nella natura e in me stessa, trasformando le radici in ali ed esplorando la concezione di casa come spazio interiore.
In questo modo, vivo l’esperienza dei poli opposti e allo stesso tempo costruisco ponti tra la Bielorussia e l’Italia, percependone la vicinanza nella connessione profonda con la madre natura.
dal progetto “Il mio fiume”
Ci sono artisti del passato che senti che abbiano influenzato il tuo lavoro?
In ogni fase della mia vita ci sono sempre stati degli artisti che mi hanno accompagnato. Oggi mi sono vicini tra gli scrittori: Hermann Hesse, Dante Alighieri, Czesław Miłosz; tra i musicisti: Johann Sebastian Bach, Nina Simone; tra i pittori: Paul Gauguin, Marc Chagall; tra i registi: Tarkovskij, Bertolucci. Le opere, scultoree e pittoriche provenienti dagli scavi di Pompei nel Museo Archeologico di Napoli mi colpiscono profondamente.
Quali sono le tappe future del tuo progetto “Tu sei il Giardino”?
Sto lavorando alla preparazione della premiere.