PREMIO COMEL vanna migliorin 2024
Intervista a Gianluigi Ferrari
di Ilaria Ferri
Classe 1988, Gianluigi Ferrari nasce a Cosenza, si diploma in scultura presso l’Accademia delle belle arti di Catanzaro. La sua ricerca artistica indaga tutto ciò che la vista, tramite l’apparenza, occulta. La scultura, in particolare, nasce nella possibilità trascendentale di vedere oltre le cose, scegliendo una tra le infinite possibilità che si presentano allo sguardo. Ogni scelta è un escludere, un affermare e un negare in modo controvertibile. In tale scelta, si incarna il suo pensiero poetico, in quanto la scelta esclude tutte le altre possibilità, generando un dramma, una rottura tra l’appiattimento che l’ombra dello sguardo preclude e include.
Hai partecipato al Premio COMEL, portando a casa una menzione speciale della giuria, con la scultura “Come in cielo così in terra”. Si tratta di un’opera in cui l’alluminio è stato lavorato in diversi modi e rappresenta un complesso vissuto. Potresti raccontarci come hai trattato i materiali? In che modo la loro combinazione contribuisce a creare il messaggio dell’opera e le sensazioni che volevi comunicare?
La lastra di alluminio è stata sottoposta a delle battiture su pietre di diverse granulometria, lasciando delle impronte, delle tracce. In seguito ha subito diversi colpi con punzoni e delle perforazione con chiodi. In questa maniera ha assorbito un contatto da altro da sé, rinchiudendo suono, ritmo, energia, tensione, che a loro volta sono stati trasferiti nello stampo in gesso retrostante. Ho dato forma al vuoto, creando un ossimoro, una dualità tra finito ed infinito, tra volume e spazio, luce ed ombra, tra abbaglio e visione. Lo spettatore è invitato, in questo spazio, a trovare quella capacità dell’uomo di trascendere e dare senso alle cose.
Nel titolo e nella composizione di “Come in cielo così in terra” si intuiscono riferimenti a temi filosofici e religiosi. L’opera riflette più una distanza platonica tra idee e realtà, o un’incapacità di comprendere piani divini? Quanto è importante per te lasciare questa ambiguità nell’interpretazione del lavoro?
Il lavoro da me svolto, più che Platone, in particolare al mito della caverna, forse è più vicino allo svelamento del celato di Martin Heidegger. Mi pongo come un soggetto di tradizione e cultura cristiana e occidentale, che in modo laico, cerca di capire e manifestare ciò che da sempre ha condizionato e condiziona l’uomo, la separazione del giorno e della notte. Ad ogni modo c’è distanza nelle mie cose, in quanto più vai oltre la siepe dell’apparenza avvicinandoti all’ignoto, più perdi di vista le cose; vedi l’altro. E’ l’incipit della poesia.
Parlando del tuo modo di percepire l’arte e applicarla alla tue opere, parli spesso di buio e luce, sia a livello fisico (lo si nota nell’importanza dell’ombra anche in “Come in cielo così in terra”) che metaforico, come modo per conoscere e scoprire ciò che ci circonda, legandolo al concetto di verità. Potresti spiegarci cosa intendi?
Il popolo eletto levava le tende quando sopra di loro arriva una nube che li copriva, li celava, Dio era con loro. Nell’ annunciazione di Simone Martini, in quello sconfinato sfondo dorato, si scorge una madonna che si ritrae impaurita all’interno dell’ombra del suo manto. E’ appena sceso l’arcangelo Gabriele che le ha annunciato che Dio genererà il suo figlio prediletto con l’ombra. La luce è certezza, l’ombra il mistero dell’ignoto; è nell’ombra che risiede la rivelazione della verità; m’è dolce naufragar in questo mare.
Affermi che le tue opere si caratterizzano per un “ossimoro visivo”, in cosa consiste? Puoi raccontarci un esempio specifico tratto da un tuo lavoro, spiegando come si manifesta questo contrasto?
L’ossimoro è la figura retorica prediletta dagli scultori; ci viene naturale adottarla, in quanto è connessa all’idea di tempo che è il cuore del fare scultura. L’ossimoro mette in relazione forze e pesi contrastanti, indirizzando lo sguardo dello spettatore sul soggetto scolpito, annullando lo sfondo. Il problema della scultura è che a differenza della pittura, non ha un suo sfondo e una sua luce. Nel mio lavoro cerco sempre che l’ombra della scultura sia da veicolo verso il senso di ciò che si manifesta. In pratica qualunque sfondo e qualunque luce non annullano e cambiano la percezione del soggetto, anzi lo svelano.
Le tue opere affrontano temi complessi. Quando lavori, pensi a come il pubblico potrebbe interpretarle, o ti concentri esclusivamente sul tuo messaggio interiore?
Credo che l’opera d’arte sia un oggetto che alla presenza dello sguardo dell’altro diventa cosa. L’uomo ha questa meravigliosa capacità, trasferire e proiettare su un oggetto dei pensieri. Il mio lavoro è far condividere agli altri le mie scoperte nell’ignoto, lasciando ad ognuno la libertà di naufragare insieme a me o di restare sulla riva ad aspettare.
Durante il tuo processo creativo, come scegli i materiali da utilizzare? Parti da un’idea da realizzare e scegli quelli che vi si adattano meglio, o scegli un materiale con cui vuoi misurarti e l’opera nasce lavorandolo? Avevi già lavorato con l’alluminio prima di “Come in cielo così in terra”, o questa opera ha segnato il tuo primo approccio a questo materiale?
Nella scultura il materiale è pensiero e già idea. Quindi in base a ciò che penso trovo il materiale che è quella cosa. Ho lavorato diversi metalli e per me è stata la prima esperienza con l’alluminio. Devo dire che è un materiale versatile, duttile, ma a causa del colore e dei suoi riflessi con la luce tende ad appiattire i volumi, risultando perfetto per la logica di un pittore. Ho riflettuto molto su queste caratteristiche e ho deciso di annullare i suoi riflessi con l’ abbaglio e di contrapporre la sua leggerezza alla sua temeraria resistenza, focalizzata nel punto di tensione che collega la lastra al gesso, entrando così nella logica della scultura.
Come vedi l’evoluzione del tuo lavoro nei prossimi anni? C’è un progetto particolare, una tematica o dei materiali che vorresti esplorare in futuro?
Sicuramente utilezzerò ancora l’alluminio, credo abbia diversi significati ancora da esplorare. Nell’immediato ti posso anticipare che sto preparando un ciclo di sculture per una pubblicazione di una rivista di Arte contemporanea, e sono in attesa di riscontri su concorsi pubblici monumentali. Nell’arte credo non si possono fare previsioni così come nella vita, ma di sicuro continuerò ad abbracciare la mia ombra con l’ausilio di tutte le immagini e relativi materiali che appariranno al mio sguardo, continuando a vagare ossessionato dalla voglia di conoscere e scoprire me stesso, gli altri e noi.