PREMIO COMEL vanna migliorin 2024

Intervista a Rosy Losito

di Dafne Crocella

Nasce a Bari nel 1969, frequenta il liceo artistico e successivamente si laurea come operatore dei beni culturali. Durante gli studi universitari partecipa, in qualità di disegnatrice, agli scavi archeologici nell’insediamento neolitico di Polignano a Mare. Questa esperienza influenzerà la sua ricerca artistica, caratterizzata dalla presenza di pennellate fluide, gesti e segni fino a dare vita a un alfabeto molto personale denominato da Rosy, Sgrif, una sorta di scrittura automatica e irrazionale fatta di ideogrammi e segni veloci, che a tutt’oggi costituisce una firma dell’artista Si esprime attraverso pittura, installazioni e performance. Vive e lavora fra Latina e Bari.

Con la tua opera Indizi II hai vinto il Premio del Pubblico dell’XI Edizione del Premio COMEL. Ti aspettavi questo riconoscimento? Cosa senti che la tua opera abbia trasmesso al pubblico che l’ha scelta?

“Indizi II” rappresenta un capitolo cruciale del mio percorso artistico ed è parte di una serie avviata nel 2010, dal titolo Indizi, in cui germinano molti degli elementi distintivi del mio linguaggio espressivo. La serie si configura come un preludio a nuove esperienze e sperimentazioni, fra cui installazioni e performance in collaborazione con altri artisti. Per questo motivo il premio mi riempie di gioia e credo che dietro il voto ci sia una curiosità da parte del pubblico che mi ha votata, suscitata dalla complessità dell’opera. Non avrei mai immaginato di trovarmi tra i finalisti, tanto meno di ricevere un riconoscimento, considerando che questa è la mia prima avventura con l’alluminio.

L’opera, composta da un insieme di inserti in alluminio dipinti, è intitolata Indizi II, a cosa ti riferisci quando parli di indizi? Si tratta di una serie di cui quest’opera è il secondo elemento?

Nella serie “Indizi” di cui fa parte l’opera, l’idea di base è creare opere interattive in cui lo spettatore può giocare un ruolo attivo nella vita dell’opera stessa. I moduli che compongono le opere sono magnetici, si possono spostare e riorganizzare sulla superficie anch’essa magnetica, creando nuove composizioni e significati. Ogni modifica, ogni spostamento, ogni combinazione porta con sé una nuova narrazione, un nuovo indizio di una nuova storia da raccontare. Ogni volta che si cambia la disposizione dei moduli si crea una nuova composizione, ampliando le possibilità creative. L’uso dell’alluminio come materiale principale in questa ultima versione dell’opera, aggiunge un ulteriore livello di significato. L’alluminio è un materiale versatile e resistente, che simboleggia la capacità di adattarsi e trasformarsi, ha anche una superficie riflettente che ricorda uno specchio in cui riflettersi.

L’edizione di quest’anno del Premio COMEL è intitolata Sotto la Superficie e invita gli artisti a confrontarsi con quanto vive al di sotto, di apparenze, atteggiamenti, superfici. E’ stato di ispirazione per te questo tema? Come lo hai affrontato nell’opera?

È stato il tema di questa edizione del Premio COMEL a suscitare in me il desiderio di partecipare, un tema che mi tocca particolarmente. “Indizi II” rappresenta una riflessione sull’intimità e sulla complessità dell’anima umana.Oltre le facciate, sotto la patina di esistenze omologate, si cela un universo di mondi interiori, stratificati e vibranti, spesso trascurati o ignorati. Questi mondi racchiudono le potenzialità inesplorate delle nostre vite, un terreno fertile di esperienze ed emozioni. In quest’opera, enfatizzo attraverso segni e indizi quell’infinito paesaggio creativo che ci abita. Questi segni, pur invisibili, sono testimoni di una realtà palpabile, pronta a essere scoperta e contemplata.

Nell’opera vincitrice ritroviamo una serie di gesti grafici che sei venuta a segnare sulla superfice della lastra scura direttamente in galleria. Si tratta di una sorta di tua scrittura personale. Cosa rappresenta? Da cosa nasce questo gesto grafico?

La scrittura presente in molte delle mie opere è talmente importante tanto da avergli dato un nome: Sgrif, coniato nel 2008. Questo termine onomatopeico evoca il suono del gessetto sulla lavagna. Sgrif è una scrittura priva di significato, frutto di un processo evolutivo in cui segni e graffi si intrecciano, dando vita a un linguaggio libero e in continua trasformazione. Attraverso lo Sgrif esploro una dimensione ludica e primordiale, un ritorno alle origini che mi connette al mio mondo infantile, un modo per tenere viva la mia creatività più autentica.

Nel tuo lavoro ritroviamo spesso questo gesto grafico. E’ un’espressione antica che ti accompagna. Quando hai iniziato ad utilizzarlo? E cosa senti che continua a comunicare?

C’è un ricordo vivo nella mia memoria, di me bambina tra i banchi di scuola elementare, quando ancora non sapevo leggere e scrivere. La maestra, con le sue grandi mani, tracciava segni a me incomprensibili sulla lavagna nera, un ampio spazio che mi sembrava infinito. Con il gessetto bianco scriveva creando figure e forme che la mia fantasia di bambina trasformava in mondi misteriosi. Ero rapita, incantata da quella magia, persa nei miei pensieri mentre immaginavo che ogni segno fosse un passo verso un universo segreto. Poi, all’improvviso, il mio sguardo si posò e decifrò una parola: “farfalla”. Quel termine, si svelò in tutta la sua bellezza, ma con esso arrivò un’emozione contrastante. Nel momento in cui compresi il significato, una gioia travolgente mi pervase, ma fu subito seguita da un velo di disincanto. Realizzai che quella dimensione magica, con i suoi segni fluttuanti, non era altro che un gioco della mia mente infantile. E così, in quell’istante, entrai nel mondo degli adulti, dove la meraviglia si affievoliva e la realtà si mostrava per quello che era. Nonostante ciò, il ricordo di quel giorno è rimasto scolpito nella mia memoria, un legame profondo con la mia parte infantile, una connessione a un tempo in cui tutto era possibile, questa esperienza ha dato origine alla mia scrittura libera, lo Sgrif.

La tua ricerca creativa si caratterizza da opere con pennellate dense che nascono da gesti istintivi informali. A questi pennellate poi si vanno aggiungendo piccoli segni che sembrano suggerire forme riconoscibili, narrazioni, forse persone o paesaggi. Che rapporto c’è nella tua arte tra forma e astrazione?

Nella mia pratica artistica, astratto e reale si intrecciano in un dialogo fluido e senza confini. La forma non è solo un contenitore; è un ponte verso l’astrazione, un linguaggio che traduce emozioni in esperienze visive. Le linee si fondono con campiture di colore, creando un tessuto complesso dove l’astrazione non nega il reale, ma lo reinterpreta, invitando a svelare significati nascosti. Non sono interessata a rinchiudere la mia arte in categorie rigide; piuttosto esploro le sfumature di un’interazione che trascende la rappresentazione, rivelando la ricchezza delle molteplici interpretazioni. Così, forma e astrazione coesistono in una continua tensione creativa.

In diverse tue opere ritroviamo una scelta cromatica minimalista: il bianco e nero, con i grigi, e poi qualche tocco di rosso. Da cosa deriva questa scelta? Che significato dai al tratto rosso nel tuo lavoro?

Spesso nel mio lavoro utilizzo il bianco nero, una dualità che evoca la purezza dell’idea, della bozza, Il bianco per me rappresenta il potenziale inespresso, mentre il nero incarna l’intensità del pensiero, l’assenza di altri colori paradossalmente diviene presenza, creando uno spazio di silenzio contemplativo. Questa scelta cromatica non è solo una preferenza estetica, ma un invito a riflettere su ciò che è visibile e su ciò che rimane nell’ombra, sul processo creativo che precede l’opera compiuta. L’inserimento del rosso, un colore che irrompe con la sua forza, diventa un momento di rottura, un tratto di vitalità che cattura l’attenzione e invita a una pausa. È un colore che non si limita a decorare, ma che provoca, interroga e costringe a riconsiderare il flusso narrativo. Il rosso non è solo un elemento visivo, ma un richiamo emotivo, un battito che interrompe la linearità della lettura e invita a un’esperienza sensoriale più profonda.

Le tue opere comunicano un senso di profondità e al tempo stesso di sospensione, di immediatezza e di riflessione pensata, sembrano muoversi in un delicato equilibrio tra opposti come se nascessero da momenti meditativi dai quali emergono tratti che suggeriscono senza forzare. Come nascono le tue opere? Ti senti più gestuale e istintiva o legata a un ragionamento?

Le mie opere nascono da un processo creativo in cui gestualità e riflessione si intrecciano in un dialogo continuo tra il segno e il silenzio, tra l’immediatezza dell’atto e la riflessione che ne segue. Evocare un senso di sospensione temporale, mi porta a riflettere sul fluire del tempo. In questo spazio di attesa il presente si fa palpabile La materia si trasforma, rivelando l’essenza effimera dell’esperienza umana, sospesa tra l’istante e l’eternità. Non mi sento mai completamente immersa in un’unica dimensione; l’istinto si confronta di continuo con il pensiero critico. Ogni opera è un tentativo di tradurre quell’equilibrio fragile e dinamico, di esplorare le tensioni e le armonie che emergono da questo processo creativo. Uso larghe pennellate di colore che raramente si mescolano alle altre, talvolta sono coperte da successive velature, sono segni che hanno un valore, una loro unicità, una dichiarazione di presenza che evoca l’essenza di luoghi e memorie. Mi coinvolge molto progettare e lavorare, mi concentro su un risultato che mi soddisfi, la mia produzione artistica è legata a questo.

Ci sono artisti del passato ai quali ti senti particolarmente legata e che senti abbiano in qualche modo influenzato il tuo lavoro?

In età giovanile ero attratta dalla pittura bizantina e dall’arte fiamminga, ho studiato la pittura di Cézanne, in particolare nel suo ultimo periodo. Rothko ha catturato la mia attenzione con le sue campiture di colore, che evocano atmosfere quasi ultraterrene Ho anche approfondito il lavoro di artisti come Mathieu, Wols e Hartung, che hanno saputo canalizzare l’energia del gesto attraverso un linguaggio segnico. Kiefer, Afro, Burri e tanti altri artisti continuano ad essere fonte di grande interesse e ispirazione.

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