Le forme della leggerezza di Silva Cavalli Felci
Spazio COMEL Arte Contemporanea
Dal 4 giugno al 19 giugno 2016
A cura di Giorgio Agnisola
La leggerezza non è nella forma ma nella geometria che la abita, la sovrintende, come ratio fondante: una geometria coltivata come traccia linguistica, come stile. Che tuttavia non sarebbe espressiva se non vi fosse la luce. Una luce psichica, oltre che fisica, un avvertimento spirituale, l’intuizione di quel confine che lega nel profondo vedere e sentire. Nasce così l’opera di Silva Cavalli Felci, come riflesso di una vibrazione d’anima.
Quel suo incidere e tagliare e rilevare con precisione, pensando il piano a proiettarsi in uno spazio sospeso; quel modulare la forma come su di un immaginario spartito, traendone effetti luminosi ed echi sonori, reali o immaginati, e ritmi eleganti e ombre flessibili; quel dare infine ordine visivo all’insieme conferiscono all’arte di Felci un che di prezioso e intenso e insieme di lieve, per un verso dinamico, per l’altro di stabilmente assestato.
Arabesque
La scelta dei materiali in questo senso è determinante. L’alluminio è metallo duttile, leggero, lucente, si piega all’impronta dei sensi, è materia dello spirito. L’artista ne è consapevole e lo modella senza asperità, in un continuum fluido e scorrevole, con rigore ma anche con spirito di poesia. Allo stesso modo la carta, nella sua morbidezza ed elasticità, costituisce una base per lo sviluppo dell’idea, per la rianalisi del progetto.
OrfeO 08 e 09
L’opera va letta nel particolare costruttivo, nel dispiegarsi dei motivi compositivi, nella partitura del segno, nelle sequenze e nelle articolazioni delle forme che si coniugano, pur vibrando ciascuna di una sua naturale eppure vigilata sensibilità. Né va trascurata una accennata tensione simbolica che restituisce alla forma una sua densità di allusioni al tempo stesso arcaiche e contemporanee.
Ma va letta anche nella visione complessiva che non di rado appare naturalistica, alludendo ad un fiore, ad un insetto, ad un’ala. In cui le stesse scelte cromatiche, come il rosso scarlatto che contraddistingue una delle sue opere più riuscite, Danza rossa, vincitrice del Premio “COMEL Vanna Migliorin” 2015 (in mostra vi si accosta visivamente l’opera Tagli su carta rossa, del 2013) sono importanti. Il tutto per delineare quel sottile e precario e tuttavia imprescindibile orizzonte tra visibile e invisibile.