Pino Deodato vince il Premio COMEL 2014
Vincitore assoluto del Premio COMEL 2014.
Qualità indiscussa delle opere, rilevanza internazionale, ottima organizzazione, queste le qualità della mostra “Mutazioni in alluminio”, presso lo Spazio COMEL di Latina.
Empatia, commozione, suspense, gli ingredienti del conferimento del Premio COMEL Vanna Migliorin 2014, arte contemporanea.
Un premio sempre più seguito e sempre più desiderato da artisti di tutta Europa.
Empatia innanzitutto tra i giurati, Giorgio Agnisola (presidente giuria), Marcello Carlino, Augusto Pieroni, Agnes Martin, Maria Gabriella Mazzola, che dopo aver attentamente analizzato le singole opere ed essere pervenuti ad una rosa di cinque candidati si sono trovati d’accordo nel premiare il vincitore assoluto, l’artista Pino Deodato.
Non è stato facile, come hanno riconosciuto i critici d’arte coinvolti (Agnisola, Carlino, Pieroni) designare un vincitore tra le tredici opere di alto pregio in mostra, contraddistinte da stili tanto eterogenei. Una sfida di linguaggi diversi nonostante il materiale unico, l’alluminio, che rende il premio peculiare nel suo genere, probabilmente su tutto il territorio europeo. Sempre più artisti decidono di parteciparvi, per sperimentare la durezza e la morbidezza allo stesso tempo di un medium capace di portare a risultati del tutto imprevisti nel suo percorso di mutazione durante la stessa lavorazione.
Alla fine si è affermata la poesia scultorea e surrealista di Pino Deodato, con la sua opera “Colui che vede lontano”.
“Caratterizzata da una tecnica sapiente, che lavora con grande efficacia l’alluminio e ne sfrutta le possibilità di applicazione espressiva al piccolo formato, “Colui che vede lontano” è contraddistinta da una acuta ironia, che tempera e rende dicibile l’energia visionaria contenuta nell’opera. In sintonia con la tradizione dell’avanguardia surrealista, il desiderio di vedere e insieme di ascoltare, mobilitando un concorso pieno dei sensi, sospinge il personaggio rappresentato, e con lui lo spettatore che interpreta, verso un orizzonte altro, oltre la soglia, una soglia comunque resistente e refrattaria, sul cui piano la vita può essere pensata come mutata, disposta ad un nuovo percorso.”
(dal verbale della giuria)
Pino Deodato si è guadagnato anche il Premio del Pubblico. In effetti, fin dall’inizio “l’omino sospeso attraverso lo stesso ‘binocolo’ attaccato alla parete da cui scruta e ascolta un mondo al di là” ha calamitato l’attenzione e la curiosità di tutti i visitatori della mostra.
Le opere di Deodato sono esposte in varie parti del mondo e ghiottamente ricercate dai più importanti stilisti e collezionisti d’arte. Negli anni ’70 ha creato diversi murales, in sintonia con il clima politico e l’impegno sociale. È figlio dell’arte milanese (Paolo Baretella, Giangiacomo Spadari) e influenzato dall’arte francese (Gerars Guyomard, Ivan Messac) e dallo spagnolo Eduardo Arroyo. Ha elaborato un tocco molto originale, al confine tra l’onirico e la quotidianità umana collettiva, quella che pensa e s’interroga sull’esistenza.
La giuria inoltre decide di segnalare due opere che meritano la più sincera attenzione: “Trama 13” di Marcella Belletti e “How to lie With Maps #1” di Irina Novarese.
“Le opere di Belletti e Novarese si impostano entrambe sulla dimensione e sul valore dell’intreccio. “Trama 13” fila con leggerezza e soavità l’alluminio, equilibrandone la volatilità raffinata con il peso materico di nappe di creta, e sa tesserlo in un testo che appare denso testimone di memorie: la citazione della tenda, così, vale quasi da racconto e da richiamo, da sipario che potenzialmente si apre sulla casa dell’essere. “How to lie with maps” adopera l’alluminio in modi particolarissimi e lo rende segno di un viaggio diramato e mobile, lineare e tortile, esatto e molteplice, espanso e reticolare, cangiante e infinito, nel quale si proietta il senso di un’esperienza che non smette, di una ricerca che ha il profilo di un labirinto e che pure contiene e dichiara una sfida al labirinto.”
(Verbale giuria)