I FINALISTI DEL PREMIO COMEL 2012

Roberto Andreatini

Venezia, ITALIA
www.instagram.com/lookcloserrr

I FINALISTI DEL PREMIO COMEL 2012

Roberto Andreatini

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CENNI BIOGRAFICI

È nato ad Ancona dove, sotto la direzione dello scultore Edgardo Mannucci, ha studiato all’Istituto Statale d’Arte rimanendovi successivamente come insegnante fino al 1978. Con Valeriano Trubbiani, già suo insegnante, collabora per molti anni, seguendo il maestro in tutti i suoi innumerevoli appuntamenti sia in Italia che all’estero. La passione per la fotografia lo porta a realizzare una storica documentazione di eventi e personaggi di quegli anni, da Giulio Carlo Arganad Achille Bonito Oliva, a Giorgio De Chirico, a Gino De Dominicis, foto utilizzate per pubblicazioni e cataloghi del maestro. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma con Pericle Fazzini, il quale lo sceglie per collaborare alla realizzazione della Resurrezione nella Sala Paolo VI di Nervi al Vaticano.
Enrico Crispolti, suo docente in accademia, presenta alcune sue mostre tra cui il Proteo profetico alla pinacoteca comunale di Macerata nel 1984. Nel 1975 è alla X Quadriennale Nazionale d’arte di Roma. Al termine degli anni Ottanta l’attività di scultore viene affiancata da quella di restauratore di affreschi, lavorando al restauro della cattedrale di Alatri e a Terracina, nella chiesa del cimitero e nella Cappella di Papa Braschi nel Palazzo della Bonifica. La monumentale scultura La clessidra astrale è realizzata nel 2006 ed esposta nella mostra II giardino delle delizie (a cura di Vincenzo Scozzarella) e dal 2008 è posta in forma stabile nella piazza del Popolo a Latina.

OPERA IN CONCORSO

CAOS RIFLESSO, 2008

SCULTURA – alluminio, tecnica mista
cm 176 x 159

Con Roberto Andreatini l’alluminio si fa circuito ad alta tensione: ‘Caos riflesso’ è un opera carica di forza, in cui i cavi di alluminio diventano ‘fili’ conduttori di un’energia a stento contenibile, in perenne sollecitazione tra esplosione ed implosione, contatto e distacco, fusione e separazione. Andreatini, che non riconosce alcuna «differenza specifica, definibile in termini linguistici tra estetico e non estetico» per dirla con Goodman*, affronta a modo suo il tema dell’identità, del rapporto di sé (o più in generale dell’individuo) con il mondo, risolvendolo in un cablaggio, un interminabile groviglio di fibre ad alta tensione apparentemente senza inizio né fine, che permettono I interconnessione ma anche la mappatura energetica di personaggi ed avvenimenti, templi ed icone sacre, dell’arte e della storia, passata e contemporanea. In un tentativo di sfuggire alla cristallizzazione, la così detta fase dello specchio lacaniana, Andreatini gioca la carta dell’esitazione tra prendere o lasciare, ben sapendo che, tuttavia, questa altro non è che l’ultimo stadio di adattamento, oltre il quale non c’è più nulla. ‘Caos riflesso’ diventa un circuito riflettente retroattivo che fa dell’opera uno specchio relazionale, un riflesso di ritorno che pone le basi del proprio personale rapporto cablato tra sé e l’altro, tra l’individuo ed il mondo, tra il presente ed il passato ma anche tra il presente ed il futuro. E un lungo lavoro di introspezione, un esame di coscienza lucido ed implacabile, che solo raramente cede alla nostalgia, facendosi melanconia. E un gioco interminabile di chiusura ed apertura del circuito, che i tondini di alluminio assecondano in conduzione, torsioni, curve, spirali. E un moto armonico di crescendi e diminuendi che non ammette distorsioni, perché la partitura è impeccabile ed il direttore d’orchestra non ammette deroghe: l’esecuzione deve essere, come sempre, assolutamente perfetta.

* Nelson Goodman, / linguaggi dell’arte, Il Saggiatore, 1998

RICONOSCIMENTI

FINALISTA PREMIO COMEL 2012