SCULTURA - alluminio, acciaio, legno, ferro
cm 180 x 50 x 50
Se per gli Indù poggiava su quattro elefanti, una tartaruga ed un serpente, per i Minangkabaus indonesiani su di un bufalo, un uovo ed un pesce gigante, per i Muisca colombiani sul gufo Huitaca e sul contadino Chibchacum, per il giudaismo su immense colonne e per la mitologia greca sul titanico Atlante, il cosmo (micro) di Federica BARTOLI poggia invece su un instabile carrellino a quattro ruote, quasi una barella da pronto soccorso, che sostiene (si fa per dire), in un precario quanto ridicolo ed improbabile equilibrio, una baraccopoli di lamiera d'alluminio. Come favelas arroccate le une sulle altre, le casette cercano disperatamente di restare a galla affidandosi a pochi remi sbilenchi, mentre dall'alto continua minacciosamente a piovere. Cinicamente ironico, drammatica-mente beffardo, 'Piove sul bagnato' diventa il simbolo del naufragio dell'esistenza nel quale questo piccolo, misero, infelice mondo sgangherato sta inevitabilmente affondando. Un'opera incredibilmente attuale, a pochi giorni dal disastro della grandiosa Costa Concordia a 15 metri dall'isola del Giglio, che diventa metafora della fragilità umana, della precarietà di un sistema, dell'affondabilità di un intero pianeta, di un 'modo' prima che un 'mondo' di vivere inammissibile, che non ha più scuse né giustificazioni. Con la sua solita modalità operativa, raffinata ma sagace, sottile ma efficace, Federica mette su una insolita pantomima i cui attori sono rematori esausti, presi alla sprovvista dall'arrivo della tempesta. E la burlesca allegoria di un'umanità galleggiante, perdutamente alla deriva su una zattera della medusa, cieca, ignara, volutamente inconsapevole del pericolo imminente. E una sventurata quanto miserabile nave dei folli, in balia di un diluvio universale, una di quelle catastrofi così dette naturali che di naturale hanno ben poco perché sono la conseguenza di scelte irresponsabili, incoscienti e sconsiderate.