
CENNI BIOGRAFICI
Da giovane allievo della scuola d’arte, a metà degli anni ’80, inizia a frequentare le gallerie d’arte contemporanea più importanti di Napoli. La sua pittura è stata influenzata dalle forme dei “cellotex” di Alberto Burri e dal cromatismo spirituale di Anish Kapoor. Dapprima i suoi lavori si sviluppano su grandi dimensioni per un bisogno personale di essere fisicamente all’interno dello spazio della rappresentazione. Col passare degli anni nella sua pittura sono entrati elementi pop, immagini e scrittura ma sempre seguendo un’idea di “astrattismo iperrealista”. Ha esposto in personali e collettive in Italia e all’estero, in particolare a Londra e Dublino.
OPERA IN CONCORSO

Whisper, 2024
FOTOGRAFIA - Transfer fotografico, acrilico e foglia argento su lastra di alluminio
138 x 92 x 1,5 cm
Con una tecnica mista in cui il metallo rappresenta il simbolico contesto, Massimo Campagna con l’opera Whisper sembra voler interpretare con l’esposizione di molteplici e segnaletici frammenti una condizione psicologica disgregata, tesa tuttavia a una ricomposizione spirituale sul filo del tempo e della memoria.
di Dafne Crocella
In verità quando mi confronto con un materiale nuovo come in questo caso (l'alluminio) per me è sempre una sorta di esperimento entusiasmante, diventa sfida, studio, e possibilità infinite di utilizzo.
Con l’opera “Whisper” sei stato selezionato tra i 13 finalisti del Premio Comel 2024. Un’opera composta da 5 elementi in alluminio riportanti un transfer fotografico. Puoi raccontarci la genesi di questo lavoro?
L’opera “Whisper” nasce da una registrazione di dettagli, una narrazione del quotidiano o della vita intima, che tende a qualificare l’uso della fotografia quale arte concettuale. In sintesi questa opera è una ricerca sul proprio inconscio, è quel momento prima e quell’attimo dopo, è un’attrazione per le cose che sono state abbandonate, è la nostra parte interiore che ci riconduce alle emozioni assopite.
L’opera è frammentata su lastre di alluminio tagliate in modo irregolare, hai già sperimentato in altri lavori questa dimensione modulare? Da cosa deriva la scelta dell’irregolarità della forma su cui sono riportate le fotografie?
Utilizzando diverse dimensioni e l’alternanza dei pannelli, ho voluto dare all’opera un ritmo spezzato, quasi narrativo, dei “frame” in cui dettagli figurativi, rami, insetti, fiori e piume diventano immagini come esseri viventi e, in quanto tali, entità partecipanti e attive di fronte allo sguardo di chi le osserva.
Stella Maris
L’alluminio in quest’opera è supporto e al tempo stesso parte integrante del lavoro perché con la sua superficie specchiante permette all’osservatore di percepirsi al suo interno. È la prima volta che usi questo materiale o ritorna frequentemente nei tuoi lavori? Che caratteristiche noti che abbia e come risponde alle tue esigenze creative?
In verità quando mi confronto con un materiale nuovo come in questo caso per me è sempre una sorta di esperimento entusiasmante, diventa sfida, studio, e possibilità infinite di utilizzo.
Nei miei lavori uso frequentemente materiali vari come ferro, rame, tela, legno ecc. ma non mi ero mai confrontato con l’alluminio.
In quest’opera ritroviamo alcuni tuoi scatti fotografici in bianco e nero. Lavori spesso con la fotografia? Hai altri progetti fotografici che senti in qualche modo legati a questo?
Non mi piace la definizione di progetto fotografico in quanto non sono e non mi definisco un fotografo. I miei progetti sono attività costanti a reinventare sempre un nuovo linguaggio ricercando un dialogo attivo e continuo tra l’opera, lo spazio e lo spettatore, in grado di rigenerare la percezione dell’opera.
La pittura è, oltre alla fotografia, una tecnica che torna spesso nei tuoi lavori. Ci sono opere in cui gli elementi pittorici e fotografici si fondono?
Nel mio lavoro la fotografia viene utilizzata come pura immagine. L’approccio con essa diventa manipolazione, un meccanismo di sostituzione dove la pittura diventa protagonista e la fotografia un’alchimia, un esperimento, un legame fisico tra materiali, un’instancabile esplorazione metalinguistica che si aggancia alle riflessioni infinite sulle possibilità della pittura.
Non amo le margherite che colsi
Sia da un punto di vista pittorico che fotografico quali sono i nomi di maestri del passato che senti abbiano segnato il tuo percorso e la tua visione?
Ammiravo senza ombra di dubbio la potenza del Caravaggio ma nello stesso tempo negli anni ’80, periodo della mia formazione artistica, rivolgevo uno sguardo all’arte contemporanea osservando ed attingendo da grandi artisti internazionali che calcavano la scena artistica di quel periodo, come Michelangelo Pistoletto, Robert Rauschenberg, Gino De Dominicis e tanti altri che ho avuto il piacere di conoscere personalmente, tra cui Carlo Alfano.
La XI edizione del Premio Comel è stata dedicata a ciò che vive “sotto la superficie”. Come senti che la tua opera abbia risposto a questo tema?
“Whisper” è un’opera che focalizza il rapporto tra spazio e tempo. L’installazione vuole rendere visibile un essere umano che non ha nascosto nessun aspetto della sua anima, anzi lo ha usato, ne ha fatto materia viva della sua ispirazione. L’installazione diventa una messa a fuoco di tempi scomposti, un insieme di frammenti assemblati che creano un dialogo riempendo lo spazio che la circonda.
Slice of Time, 2021 - transfer, acrilico, graffi su ferro zincato
In passato hai prediletto formati molto grandi. Ora stai riducendo le dimensioni. Da cosa dipende questa scelta? Qual è il suo intento comunicativo?
Le dimensioni ridotte mi hanno permesso di essere intimo e meditativo ma rimango sempre attratto dalle grandi dimensioni con cui continuo a lavorare per la sensazione che mi danno di immergermi nell’opera. La dimensione in generale rappresenta la ricerca di un’identità profondamente individuale, uno spazio scenico dove accade qualcosa. È come se ci fosse una contrazione o una dilatazione dello spazio stesso.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ultimamente sono impegnato nell’allestimento del mio nuovo studio, uno spazio di circa 260 mq tra ambienti chiusi e all’aperto. Sto ripartendo da un nuovo spazio come nuovo punto di partenza per nuovi progetti, una sorta di fucina che mi consentirà di creare piccole e grandi opere che non ho mai realizzato prima, e di estendere la mia pratica in altre discipline artistiche.