Giampietro Degli Innocenti2024-04-05T21:06:06+02:00

I FINALISTI DEL PREMIO COMEL 2015

Giampietro Degli Innocenti

Firenze, ITALIA
www.artedellaceramica.net

I FINALISTI DEL PREMIO COMEL 2015

Giampietro Degli Innocenti

Firenze, ITALIA
www.artedellaceramica.net
CENNI BIOGRAFICI

Nasce a Firenze nel 1958. Diplomato in studi classici, si è laureato in giurisprudenza. Vive e lavora nelle campagne di Fiesole (FI). La sua formazione artistica è fondamentalmente da autodidatta. È appassionato di arte romanica. Come scultore lavora prevalentemente con argille refrattarie, realizzando opere di tipo figurativo. Negli ultimi dieci anni la sua attività artistica prevalente è stata la creazione di sculture-installazioni in legno e metallo utilizzate in percorsi didattici per eventi e mostre tematiche. E socio fondatore della Associazione 'Arte della Ceramica'.

OPERA IN CONCORSO

L'ATLETA E L'UCCELLINO, 2014

SCULTURA - Fusione di alluminio, legno
cm 63 x 150 x 20

L'omino metallico di Giampiero Degli Innocenti ('L'atleta e l'uccellino', 2014) ha spalle larghe, busto atletico, testa piccola. Egli procede di gran carriera lungo il binario di un cerchio. All'infinito. E sembra alludere, poetica-mente, all'atletica lotta dell'uomo nella sua ordinaria avventura; in cui spesso pena e felicità d'esistere diventano eterna ripetizione di gesti medesimi e medesime fatiche, inseguendo il pascoliano fanciullo dell'anima, qui simboleggiato da un tenero uccellino.

RICONOSCIMENTI

MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA 2015

con la seguente motivazione:

“La presenza di un omino tutto massa e volume, risolto in un aggregato greve e informe, che sta inscritto in un cerchio e, a differenza di celebri figure leonardesche, poggia schiacciato sulla sua base, è tale da far pensare comunque ad un movimento circolare, anche circense, che può cominciare, che può innescare un processo di smaterializzazione. E il volo può risultarne di conseguenza, un volo che imita gli uccelli abitatori dell’aria, che ne insegue la libertà. Il gioco, serio ed ironico insieme, è tra peso e leggerezza, tra la realtà che opprime e il suo superamento, la sua sublimazione: un gioco alla Calvino che s’avvale degli impulsi e dei suggerimenti dell’alluminio.”

Intervista di Rosa Manauzzi

L’ironia, col suo dire e non dire e con il suo mettere in dubbio, è una forma di tenerezza nel guardare alla vita.

La tua opera “L’atleta e l’uccellino” ha ricevuto una menzione speciale al Premio COMEL Vanna Migliorin 2015. Così si è espressa la giuria: “La presenza di un omino tutto massa e volume, risolto in un aggregato greve e informe, che sta inscritto in un cerchio e, a differenza di celebri figure leonardesche, poggia schiacciato sulla sua base, è tale da far pensare comunque ad un movimento circolare, anche circense, che può cominciare, che può innescare un processo di smaterializzazione. E il volo può risultarne di conseguenza, un volo che imita gli uccelli abitatori dell’aria, che ne insegue la libertà. Il gioco, serio ed ironico insieme, è tra peso e leggerezza, tra la realtà che opprime e il suo superamento, la sua sublimazione: un gioco alla Calvino che s’avvale degli impulsi e dei suggerimenti dell’alluminio.”
Com’è nata l’opera creata con tecnica etrusca?

L’atleta e l’uccellino è il risultato di progressive sedimentazioni negli anni. Inizialmente è una rappresentazione ironica di chi si atteggia a “fusto” e incede con passo tronfio di pavone. L’ho realizzata in cemento bianco misto a sassolini.
Successivamente ho rifatto l’atleta in argilla refrattaria e l’ho inserito dentro un cerchio pensando più al correre vano e perpetuo dell’uomo.
È a questo punto che, pensando al tema della leggerezza proposto dal vostro concorso, ho realizzato la fusione in alluminio facendo entrare in scena l’uccellino con la sua leggerezza, a dare un senso alla corsa e a tutta la forza che occorre per vivere seguendo degli ideali.
La tecnica di fusione a staffa, una tecnica che usavano già gli Etruschi, mi ha permesso di utilizzare l’alluminio in modo artigianale e non industriale e quindi di mantenere il senso di unicità dell’opera.

Sei un artista autodidatta. Quando è nata questa passione e quali sono stati i tuoi punti di riferimento nel mondo dell’arte?

Il bisogno di espressione artistica è emerso in me negli anni degli studi universitari in Giurisprudenza, come espressione di rifiuto di una vita che mi sembrava andasse auto-imprigionandosi. Frequentavo parallelamente Legge e l’Istituto d’arte di Porta Romana (come uditore esterno). Poi in realtà ho lavorato nell’ambito della nuova economia eco-sociale.
Ovviamente ammiro un numero infinito di artisti, ma se devo indicare alcuni che ho proprio interiorizzato, essi sono Alberto Burri per l’essenzialità e il suo essere a metà fra pittura e scultura, Fausto Melotti per il suo senso della narrazione e Folon per la sua dolce ironia.

Per molto tempo ti sei dedicato alle argille refrattarie. Poi la svolta sui materiali legno e metallo. Come mai un cambiamento tanto drastico?

L’argilla refrattaria resta il mio materiale preferito. Mi sono dedicato a legno e metalli (che sono altri materiali naturali e duraturi) perché fra il 2001e il 2012, dopo una visita al Parco di Pinocchio a Collodi, ho cominciato a realizzare, ottenendo dei finanziamenti da fondazioni e enti pubblici, dei percorsi didattici su tematiche sociali, con sculture-installazioni in spazi aperti (giardini pubblici, oliveti, piazze…).

Giovane attesa

Le tue raffigurazioni risultano spesso voluminose. I personaggi rappresentati hanno un corpo grande e una testa piccola. Qual è il significato che attribuisci al contrasto? Ironia o schizofrenia tra corpo e testa nell’uomo contemporaneo?

L’ironia, col suo dire e non dire e con il suo mettere in dubbio, è una forma di tenerezza nel guardare alla vita.

Ci sono dei progetti o delle mostre a cui hai partecipato in passato che hanno avuto per te un significato importante anche relativamente all’evoluzione artistica?

Nel 2004 ho partecipato all’ideazione di Terra futura, un evento sulle economie eco-eque realizzato per 10 anni alla Fortezza da Basso di Firenze dalla Fondazione di Banca Etica.
In quegli eventi ho potuto presentare delle sculture-installazioni accompagnate da testi, che mi hanno permesso di esprimere a pieno la mia aspirazione ad una scultura narrativa.

Sembra che tu abbia una predilezione per l’arte romanica. Perché sei appassionato di questo stile e come si legano l’antico e il contemporaneo nel tuo modo di elaborare l’opera?

Le sculture romaniche, coi loro artisti silenziosi su se stessi e tutti presi a rappresentare la vita dei loro personaggi, sono un grande messaggio contro l’espressione fine a se stessa e il culto dell’incomprensibile.

Hai un progetto artistico che ti piacerebbe realizzare?

 

Come credo si sia capito, ritengo che l’arte debba essere narrativa e un progetto al quale sto lavorando è la rappresentazione di alcune parole partendo dai segni con cui si scrivono, dalla loro sonorità per arrivare ai significati che comunicano facendole diventare delle vere e proprie sculture.
Spero di riuscirci, anche perché da alcuni anni ho una forma di glaucoma grave agli occhi che mi complica un po’ la vita.

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La società in cui viviamo è alquanto refrattaria all’arte e soprattutto al tempo che ogni opera richiede per essere creata e poi vissuta. E’ possibile, secondo te, rieducare al dettaglio un pubblico preso sempre dalla fretta? L’arte può avere la funzione di riportare equilibrio?

L’arte deve rientrare nei circuiti normali del vivere ed essere non intimistica. In questo la scultura può tornare a riprendere il suo primato sulla pittura, proprio per la sua capacità di star fuori ed essere monumento.
Poche settimane fa sono tornato a vedere le opere di Folon esposte nel Giardino delle Rose al piazzale Michelangelo a Firenze. Quella per me è la prospettiva.

Fai parte dell’associazione Arte della Ceramica, che include artisti di diversa provenienza. Quali sono le attività che proponete e lo scopo dell’associazione?

Far parte di associazioni di artigiani ed artisti, come è il caso dell’associazione Arte della ceramica e Artisti fiesolani, altra associazione di cui faccio parte, è un ottimo modo per confrontarsi e fare cose insieme.

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