SCULTURA - alluminio.
cm 52x46x46
Emilia Isabella si avvale di metodi deduttivi per studiare le proprietà intrinseche oltre che distintive dei materiali con i quali si confronta, trasformandoli in entità astratte, geometriche, matematiche che dell'oggetto di partenza mantengono il minimo indispensabile. Ecco perché le sue opere diventano un concentrato di energia, poli catalizzatori di forze invisibili, limpidissime che attraversano lo spazio fendendolo in tutte le direzioni: quello di Isabella è un processo liberatorio, che offre alla materia la possibilità di essere nient'altro che se stessa. E un po' come togliere la maschera, un invito a denudarsi, a spogliarsi del superfluo, un'operazione che ha una spiritualità francescana, perché non può non far pensare al gesto di rinuncia del santo di Assisi di fronte ad una comunità incredula. Emilia non ricostruisce ma asseconda, non crea ma svela, non racconta ma rende chiara e visibile la realtà, privandola di inutili orpelli decorativi e mettendone a nudo l'autenticità più immanente. Eppure, paradossalmente, in questo processo di dichiarazione tautologica viene fuori l'essenza autentica, che coincide con quella soprannaturale, per cui il marmo è marmo all'ennesima potenza, il vetro è vetro all'ennesima potenza, l'alluminio è alluminio all'ennesima potenza. In questo strano accreditamento epistemologico, non è l'artista a sublimare ma è la materia che si auto-sublima: è un processo di auto-rivelazione, di disvelamento interiore che coincide, straordinariamente, con quello esteriore. L'alluminio è alluminio, ovvero lucente, malleabile, flessibile: provate a curvare una lamiera di ferro allo stesso modo e vedrete che succede. Provate a farlo con il marmo, con il legno, con la plastica, con il vetro e vedrete come la materia si autodenuncia nella sua autentica essenzialità, nella sua sincerità e pienezza, nella propria diversità e irripetibilità, nella personalissima disuguaglianza che diventa valore e non imperfezione, qualità e non difetto. Mai come in questo momento c'è bisogno di qualcuno che ce lo ricordi.